Attraversando – Recensione a cura di Patrizia Belleri

Attraversando – Morte, lutto, creatività,  curato da Simonetta Putti, è un’opera corale che accoglie il pensiero di autori diversi su un tema difficile.
Chi si aspetta di intraprendere una lettura angosciante è sorpreso già dal titolo. Il verbo anzitutto: “attraversando”, nel suo significato di processo e nella sua forma – il gerundio – e poi il sostantivo, “creatività”,  aprono a una lettura della morte creativa in quanto volta alla ricerca del suo senso.
La Curatrice dà voce a due Grandi che sono stati significativi nel suo percorso professionale e umano: lo psichiatra Bruno Callieri e lo psicoanalista junghiano Aldo Carotenuto. Entrambi hanno già compiuto il misterioso “attraversamento”.
In una relazione tenuta a Firenze poco prima della sua morte, Bruno Callieri parla del suicidio e lo fa con la capacità di accogliere il dubbio e i chiaroscuri che cinquant’anni di esperienza da psichiatra vissuta con passione gli hanno conferito. Il capitolo è frutto di una trascrizione letterale della relazione e ciò rende il testo particolarmente umano e affascinante.
Segue uno scritto di Carotenuto sul lutto: “Sopravvivere alla morte”, che offre al lettore – soprattutto a chi ha sperimentato il lutto – una chiave di lettura dinamica e consolatoria:

Quello che spesso ci si sente dire in situazioni così dolorose è di non disperare perché il tempo verrà a lenire le ferite. Attendiamo allora con ansia che giunga il momento dell’oblio, quasi ad augurarci che la presenza un tempo amata e il peso dell’assenza ad essa legata svaniscano nella nebbia dei ricordi ormai sbiaditi. In realtà, non solo non è detto che il tempo riesca sempre a sanare certe ferite, che a volte possono rappresentare autentiche mutilazioni, ma soprattutto non è detto che sia sempre giusto porsi questo obiettivo. Se quella persona ci era davvero necessaria, se davvero ci manca, perché sperare che muoia anche nel nostro mondo interiore? Possiamo continuare ad amarla dentro di noi. Non sarà un amore sterile, perché continueremo a crescere con lei – che è il vero fondamento dell’amore (p.41).

Gli interventi successivi proseguono l’excursus affrontando argomenti diversi: di Mary I. Woodel  sono le riflessioni sul lento morire dell’amico, Mr. D.  e il tentativo di compiere assieme a lui un tratto del cammino.
Alfredo Ancora affronta  l’aspetto  transculturale, riflettendo della morte in culture diverse e Paola Russo racconta il suggestivo mito di Parthenope e si addentra nella cultura della morte come viene vissuta nella tradizione napoletana.
Chiude il libro Simonetta Putti con una riflessione sull’elaborazione del lutto nello spazio digitale.
L’Autrice segue con attenzione i veloci mutamenti del web, interrogandosi su come la psicologia possa adeguarvisi, e già nel 1999 – 2001 (un tempo lontanissimo nell’evoluzione della Rete) partecipò assieme a Tonino Cantelmi a una ricerca sperimentale per verificare la possibilità di realizzare relazioni di aiuto on line.
Da allora non ha mai smesso di studiare  gli spazi e i ruoli dello  psicologo in Internet, cercando il giusto equilibrio in un contesto  spesso diviso tra feroci detrattori e sostenitori entusiasti, ma talora acritici.
Nel suo intervento Simonetta Putti concentra l’attenzione sui Social network, Facebook in particolare. Osserva che molti profili appartenuti a persone ormai defunte rimangono statici nel tempo, oppure sono tenuti in vita dai vivi, e ci guida in una  riflessione sul vissuto della morte ai nostri giorni:

Nel nostro tempo la dimensione della Morte – come oggi vissuta nel collettivo – appare emblematica di una junghiana scissione degli opposti: tra rimozione e spettacolarizzazione, tra ricerca spasmodica dell’ eterna giovinezza e apoteosi della terza e quarta età; in una mancanza di mediazione che sfocia talvolta in agiti inconsulti e distruttivi, sino agli epiloghi parossistici del togliere / togliersi la vita anche per eventi carenti o privi di senso (pp. 82-83).

“Attraversando” non offre risposte, né dà speranze o soluzioni: è una lettura che invita a riflettere e a cercare – ciascuno   alla propria maniera – di accettare serenamente la morte come parte del percorso della vita, per poter “creativamente – trasformare il dolore in opera”.