Note per Liquido – Frammenti di pensiero a partire da un ossimoro

Scena#1

GUIDO

Sì, certo, scusi… dunque…  (come ricordando) all’inizio ho avuto molta paura, è stato proprio come vivere…una specie di morte, mi scusi l’ossimoro…(pausa, la donna non ha nessuna reazione)[1].”

Leggendo il copione di Liquido, è proprio questo ossimoro[2] (che Marcello Cotugno e Irene Alison giustamente evidenziano ) a catturare la mia attenzione.

Al proposito, mi viene in mente  quanto scritto da Jorge Luis Borges[3]:

“Nella figura retorica chiamata ossimoro, si applica ad una parola un aggettivo che sembra contraddirla; così gli gnostici parlavano di una luce oscura; gli alchimisti di un sole nero”

Luce oscura e sole nero… immagini contraddittorie e quindi s-paesanti,  ed in un certo modo de-stabilizzanti.

Vivere la morte è forse anche un’aporia[4], ovvero una difficoltà, una strada senza uscita, un concetto contraddittorio che getta Guido in un momento di vuoto.. ma in quel vuoto – forse – si può cercare il senso.

La Morte è il limite fisiologico della Vita, ed anche il grande problema dell’Uomo. (…)

Il teatro rappresenta un genere letterario nel quale la creazione artistica si è confrontata spesso con le più profonde componenti umane.

Talvolta Vita e  Morte hanno rivestito – nella letteratura e nel teatro – i panni chiari dei personaggi principali, talaltra invece sono state dimensioni evocate più o meno direttamente.

In altri casi, Vita e Morte costituiscono il fil rouge che è sempre presente e rintracciabile (seppur non sempre evidente) nella trama  delle opere.

Mi sembra questo il caso di Marcello Cotugno. Il tema della vita e della morte costituisce un filo conduttore visibile, a mio parere,  nella scelta dei testi che ha portato in scena, nonché nel suo percorso di autore.

In Anatomia della morte di…, portato in scena nel 2000, vedevamo la  morte arrivare a dare, forse, un senso  – in quanto scelta – ad una vita che ne appare priva.

Ma anche in Bash di Neil LaBute, messo in scena nel 2001, si parlava di “morti inutili”, prive di ogni senso comune, dove – soltanto a fatica – potevamo cercare di rintracciare significati che non fossero  la sola espressione di un vuoto di valori. In Un pensiero per Olga di Andrej Longo, diretto da Cotugno nel 2003, vedevamo ancora la vita che deve confrontarsi con la morte e accoglierla necessariamente, per poter continuare a vivere.

Qui, adesso, in Liquido, la perdita e lo svuotamento che Guido de Marchi attraversa potrebbero essere elementi precursori della rinascita.

La pièce nasce da una riflessione sul disgregamento del concetto di famiglia e sulle possibili mutazioni del  cosiddetto essere umano, osservato nelle relazioni affettive e negli equilibri ( o squilibri..?) generazionali in un futuro prossimo.

Se in “Anatomia della morte di…” era il figlio a scegliere la morte, qui in “Liquido” è il padre a voler rinascere, per cercare di dare un senso ad una esistenza condotta senza averlo trovato.

Tra i due testi ci sono (se la memoria non mi tradisce) diciotto anni di intervallo. Un periodo che si pone a cavallo tra il XX ed il XXI secolo, o che, in altra espressione entrata nel discorso comune, ci ha immesso nel terzo millennio.

Una fase in cui – in una prospettiva psicologica – si è passati

dal tempo di Edipo al tempo di Narciso, e sempre più si è andata osservando la frequenza di strutturazioni di personalità borderline.

Mentre sul versante positivo della cosiddetta Rivoluzione digitale, si sono visti balzi vertiginosi della tecnica e soprattutto delle I.T.C.[5], la cui potenza e velocità ha dimenticato ogni precedente parametro di spazio e tempo, sul piano sociale e relazionale si sono man mano evidenziati gli effetti negativi di uno smarrito senso del Limite.

Per il filosofo Byung-Chul Han[6], le innovazioni tecnologiche e la digitalizzazione hanno portato a non marginali cambiamenti del soggetto umano e del suo stesso modo di pensare e relazionarsi. Alla comunicazione diretta si è sostituita sempre più la comunicazione attraverso lo schermo, con la conseguente diminuzione della stessa capacità di relazionarsi off line: siamo nella distopia dell’alienazione, ormai assimilabili ad uno sciame digitale di individui anonimi e isolati, che si muovono disordinatamente in un presente ormai pressoché impossibilitato a progettarsi in futuro.

Ma Cotugno – in Liquido riesce a farci vedere come potremmo essere nel 2030.

Io non so – avendo potuto per ora soltanto leggere il copione – se Guido De Marchi  riuscirà a ritrovare il senso del vivere… e aspetto di poter vedere la rappresentazione.

Ma, al momento, direi che il personaggio non riuscirà a guidare la sua vita, seppure trasformata dalla terapia del dottor Hao.

Perché Guido De Marchi mi sembra non aver trovato la dimensione della responsabilità, e sembra ancora preferire la distanza al contatto (anche emotivo), preferendo spesso non vedere e non sapere.

Marcello Cotugno, credo, ancora una volta ci farà rispecchiare nei nostri più lucidi incubi.

E senza dare espliciti messaggi pedagogici, soltanto con il mostrare i fatti, ci farà pensare.

Siamo ancora in tempo per correggerci?

Simonetta Putti

[1] Cotugno, M., , scena #1, risposta di Guido De Marchi lla donnaa che lo interroga sull’esperienza terapeutica.
[2] ossimòro (alla greca ossìmoro) s. m. [dal gr. ὀξύμωρον, comp. di ὀξύς «acuto» e μωρός «stupido», con allusione al contrasto logico]. – Figura retorica consistente nell’accostare nella medesima locuzione parole che esprimono concetti contrarî: lat. concordia discors, festina lente, strenua inertia; ital. una lucida pazzia, un silenzio eloquente, tacito tumulto, ghiaccio bollente… http://www.treccani.it/vocabolario/tag/ossimoro/
[3] Jorge Luis Borges, El arte narrativo y la magia, in Obras completas 1975-1988, vol. I, p. 231, Buenos Aires, Emecé, 1996
[4] aporìa s. f. [dal gr. ἀπορία «difficoltà, incertezza», der. di ἀπορέω «essere incerto»]. – In filosofia, difficoltà di fronte alla quale viene a trovarsi il pensiero nella sua ricerca, sia che di tale difficoltà si ritenga raggiungibile la soluzione sia che essa appaia intrinseca alla natura stessa della cosa e quindi ineliminabile: le a. eleatiche;la discussione aristotelica delle a. del concetto di moto; un’a. insolubile. http://www.treccani.it/vocabolario/aporia/
[5] I.T.C. Information and Communication Technologies: Tecnologie riguardanti i sistemi integrati di telecomunicazione (linee di comunicazione cablate e senza fili), i computer, le tecnologie audio-video e relativi software, che permettono agli utenti di creare, immagazzinare e scambiare informazioni a dispetto di ogni distanza e pressochè in tempo reale.
[6] Byung-Chul Han, (2013), Nello Sciame. Visioni del digitale, Nottetempo Editore, Roma, 2015