Video del convegno 2022 – Vecchi e Giovani

Introduzione a cura di Amedeo Caruso, Roberto Cantatrione e Vincenzo Leccese

Alla faccia dell’età – Amedeo Caruso

L’identità di genere in età evolutiva – Maddalena Mosconi

Stile di vita e demenza – Evaristo Ettorre e Gabriele Carbone

Il male del web: La Safe-zone risponde – Ludovica Guspini e Cecilia Marchese

Roma 2089 – Claudio Morici

Il complesso di Edipo è cringe – Michele Mezzanotte

Ubi e Dilan – Antonella Antonelli

Strategie per combattere la vecchiaia – Maria Luna Summa

Cine-Obituary

Maria Criscuolo

Anne Wiazemsky

1947 – 2017

La Wiazemsky, ovvero l’Anna numero deux di Godard (uniti in matrimonio nel 1967), ha già debuttato nel 1966 con Bresson in Au Hasard Balthazar (un film imperdibile, prendete nota per favore). Nel film La cinese, del tremendo (capirete tra poco perché) Jean-Luc, è già sua moglie e lo sarà per dodici anni, fino al 1979. Con lui gira anche Week End – un uomo e una donna da sabato a domenica; Vento dell’est, Lotte in Italia e Vladimir et Rosa (di questi tre come regista risulta il gruppo Dziga Vertov, ma Jean-Luc è il co-regista dominante) e quindi Crepa padrone, tutto va bene del 1972, con Jane Fonda e Vittorio Caprioli.

Anne, che ha un “pedigree” di tutto rispetto essendo la nipote dello scrittore premio Nobel François Mauriac, e figlia di un diplomatico russo e di una scrittrice e attivista, ha girato anche altri ottimi film e scritto diversi libri. Quell’impertinente di Sartre (che invece il Nobel lo rifiutò) fulminò il nonno con un giudizio impietoso: i romanzi li scrivono gli uomini per gli uomini. In un’ottica divina che trafigge le apparenze senza arrestarsi, non esiste romanzo, non esiste arte, perché l’arte vive di apparenze. Dio non è un artista; lui nemmeno.

Della Wiazemsky ho letto tutto d’un fiato Un anno cruciale (titolo assai più accattivante di quello francese), da cui è stato tratto quel delizioso film del 2017 dal titolo Il mio Godard del regista Michel Hazanavicius, con due attori perfetti, Louis Garrel e Stacy Martin. Non ve lo perdete, che siate amanti della nouvelle vague oppure no, dato che il film (come il libro) rivela tutti i lati bui di questo semi-dio del cinema e ce lo rende umanamente antipatico al punto giusto, facendosi perdonare solo perché è stato così geniale nella sua arte. Ma quando si arriva a leggere nel libro (pag. 201) che Jean-Luc odiava tutto quello che aveva anche solo lontanamente a che fare con la psicoanalisi credo che quelli del mestiere non possono che biasimarlo e compiangere la pesantezza che ha governato la relazione con la spiritosa e brava Anna. Lo sfottò del super rivoluzionario Godard nel film e nel libro ci ripaga del disprezzo (che film, ragazze!) per la sua opinione sull’invenzione di Freud!

Lucia Bosè

1931 – 2020

Forse una delle più belle attrici del cinema italiano, nel quale ha lasciato il segno a cominciare da Michelangelo Antonioni per Cronaca di un amore, il primo film del grande ferrarese per il quale avrebbe poi lavorato anche nel 1953 per La signora senza camelie, un distinto film. Fu fidanzata con Walter Chiari (l’unico vero play boy italiano di spessore che fece innamorare di sé Elsa Martinelli, la cantante Mina e perfino Ava Gardner). Il non ancora famoso Ottavio Missoni se n’era innamorato. La scopre (solo professionalmente) Luchino Visconti, che diventa anche il padrino del figlio Miguel Bosè, cantante leggero che ha vissuto parecchi anni di gloria. Torna al cinema dopo aver sposato quel gran torero e gran traditore di Dominguìn e ricompare sempre bellissima nel Satyricon (1969) di Fellini e nel Metello (1970) di Bolognini. Si dedica ad un progetto quasi insostenibile come il museo degli angeli ormai chiuso, purtroppo. Si distinse nella terza età per i capelli di un azzurro magico. A 80 anni è in Messico per un set cinematografico e mastica foglie di coca. Picasso fu suo amico. Fu una strepitosa Miss Italia 1947. Ma lo psicofuturista desidera ricordarla per un film poco visto e poco amato, La colonna infame di Nelo Risi del 1973 di incredibile attualità. Si tratta di una pellicola tratta dal saggio storico del 1840 di Manzoni (e che gli sarà di grande utilità per la “confezione” dei Promessi sposi) che prende il titolo dal monumento fatto erigere nel 1630 dal governo milanese a futura memoria del misfatto ordito barbaramente dalla “giustizia” contro due poveri cittadini, Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora, che furono torturati in modo inverosimile (manco li Turchi! …altro che il libro di Arbasino). Il cast del film è composto oltre che da Lucia Bosè che interpreta la moglie di Mora (Francisco Rabal), Sergio Tofano, Vittorio Caprioli, Helmut Berger, Salvo Randone. Cercatevi il film, ne vale la pena, per lei e per gli altri pezzi da novanta che vi recitano.

Intervista al prof. Luigi Zoja

Al convegno del Centro Studi Psiche Arte e Società, Un giro nel mondo della psicoanalisi 80 anni dopo Freud, abbiamo avuto come ospite d’onore il prof. Luigi Zoja, che è lo psicologo, lo psicanalista e anche lo scrittore di psicoanalisi italiano più conosciuto probabilmente al mondo. I suoi libri sono tradotti in 15 lingue. Ha abitato a lungo tra Zurigo e gli Stati Uniti, ed era a New York quando ci fu proprio il crollo delle Twin Towers.

Ormai, con me che lo intervisto, ci conosciamo da una dozzina d’anni, siamo in buoni rapporti soprattutto epistolari, ci incontriamo ogni tanto nell’ambito di qualche convegno, e la penultima volta ci siamo trovati a Chieti tre anni fa.

Il professore ha accettato di rispondere a otto domande che poi rivolgeremo ad altri psicoanalisti freudiani e junghiani di cui potrete leggere le opinioni sul numero 14 della rivista SOS JUNG appena pubblicato.

Ricordo di Simonetta Putti

di Roberto Cantatrione
Simonetta Putti non è più tra noi; e quando una persona nella vita ti ha fatto del bene ognuno ha un proprio modo di serbarne la memoria, che è come dire sentire la sua mancanza. Non voglio in questo ultimo saluto soffermarmi più d tanto su ricordi personali, ma per tracciare un profilo commemorativo della Sua persona, e dire quanto, per alcuni aspetti, fossi in sintonia con il suo pensiero, qualcosa che ci ha accomunato nella vita devo pur dirla.

Continua a leggere…

Il primo libro-vaccino anti COVID

Procuratevi subito Psicovid20, il primo libro-vaccino anti COVID!

Psicovid20, il rimedio di cui non vi parleranno mai la veterinaria Ilaria Capua né Fauci, il consulente in bilico tra Biden e Trump, e lo ignorerà Patrick Vallance, il consigliere “greggista” di Boris Johnson, peggio per loro!

Ecco un numero che più speciale e straordinario non si può. Chi poteva immaginare a gennaio 2020 che la Terra sarebbe piombata in un pandemonio pandemico?
Tutti i progetti, le previsioni e le speranze relative alla nostra vita e al nostro lavoro hanno subito un arresto forzato e tante cose sono cambiate.
Quelle che proponiamo in questa rivista sono le riflessioni di noi tutti del Centro Studi unite alle testimonianze di uno scelto gruppo di medici amici che hanno vissuto in prima persona l’emergenza.

Il Corriere dalla Sera, Repubblica, l’Espresso, il Tempo, il Messaggero, il Foglio o Libero ancora non vi consigliano la lettura di Psicovid, ma state certi che lo faranno presto!
Lilli Gruber, Maurizio Mannoni, Giletti, la D’Urso, Mario Giordano, Alessandro Sallusti, Vittorio Feltri e il filosofo Massimo Cacciari non lo hanno ancora segnalato, ma se ne pentiranno!

Psicovid20,
forse non comparirà nella rubrica televisiva Billy il piacere di leggere e neppure su Quante storie di Augias e tantomeno su ACHAB del Tg2, ma ingoieranno il boccone amaro di non averlo preso in considerazione!
Psicovid20
sicuramente non sarà recensito dall’inserto domenicale del Sole 24 Ore, forse solo Gianfranco Ravasi potrebbe apprezzarlo, vediamo se lo farà.
Confidiamo infine che ne parlino al più presto il dolce e affidabile prof. Massimo Galli, e il giusto Andrea Scanzi.

Psicovid20 forse piacerà a Paolo Conte, Paola Cortellesi, Giuseppe Conte, Samantha Cristoforetti, Francesco Guccini, Monica Bellucci, Sergio Mattarella, George Clooney, Kathryn Bigelow e la lista non finirebbe più…

Questi gli autori della rivista:

Amedeo Caruso, psicofuturista
Giorgio Mosconi, psicoterapeuta
Roberto Cantatrione, economista
Maria Teresa Cutrone, docente di musica
Vincenzo Leccese, specializzando in geriatria
Roberto Oliveri del Castillo, magistrato
Les White, psicoterapeuta di Chicago
Maria Antonietta Cannavina, medico di famiglia
Lorenzo Capaldi, internista
Ida Caruso, farmacista
Fabrizio Giannandrea, medico del lavoro
Antonella Raimondo, psichiatra
Gennaro Restaino, radiologo
Donato Santopuoli, infettivologo
Gabriele Sganga, chirurgo
Sergio Torrente, anestesista rianimatore

Per richiedere Psicovid20 scrivici a info@psicheartesocieta.it.

Un libro per non isolarsi e restare svegli

Disponibile in libreria e ordinabile online da subito il risultato dell’Indagine su un burattinaio (Città del Sole Edizioni, Reggio Calabria, Ottobre 2020), di Roberto Oliveri del Castillo di cui offriamo in lettura, con il consenso dell’autore, la psico-prefazione di Amedeo Caruso e l’integrale postfazione di Domenico Gallo, noto giurisperito e valoroso politico. Il manoscritto del giudice, questo il sottotitolo del libro, racconta una storia intricata e intrigante che potrebbe accadere o può essersi svolta dovunque. Leggete i commenti di apertura e chiusura del libro e vi verrà una gran voglia di conoscere tutto quello che è nel mezzo, come la virtù. Secondo l’intuizione di Jung potremmo anche dire che quest’opera “diventa” ciò che accade nel mezzo. Buona lettura e buona salute a tutti. Continua a leggere…

L’insostenibile leggerezza dell’essere… anziani

In questi giorni stiamo pian piano emergendo da una situazione difficile, che ha coinvolto tutti nell’isolamento e che ha avuto particolari ripercussioni sui soggetti anziani, che soffrono spesso di solitudine già in condizioni di normalità. In alcuni casi, come mi capita di sentire con piacere in ambulatorio geriatrico, l’isolamento è stato anche occasione di riavvicinamento da parte dei figli nei confronti di genitori particolarmente bisognosi di cure. Quel che è certo è che la pandemia che stiamo auspicabilmente sorpassando ha riportato in qualche modo in primo piano l’età senile, con le sue fragilità ma anche con certi punti di forza. Una patologia contagiosa che ha minacciato di sottrarci tanti dei nostri anziani ne ha rimesso in giusta luce l’importanza affettiva ma anche il ruolo sociale; ha aiutato a mettere da parte l’idea erronea che l’anziano sia soltanto un peso ed a metterne in risalto le potenzialità. Continua a leggere…

SAB 16 FEB | Note di Gusto

Vi ricordiamo l’appuntamento per sabato 16 febbraio alle 19.00, presso la nuova sede dell’Enoteca Letteraria in via San Giovanni in Laterano 81, Roma per la conversazione con Maria Teresa, esperta di gastronomia e musica.

Ingresso libero e gratuito

Dopo la conversazione ci sarà una cena frugale al costo di € 10,00. La prenotazione per la cena è obbligatoria e da effettuarsi entro mercoledì 13 febbraio 2019 scrivendo all’indirizzo email info@psicheartesocieta.it, indicando il numero e i nominativi delle persone.

COME RAGGIUNGERCI:

10 minuti a piedi dalle fermate Metro: Colosseo o Manzoni
Autobus 85 (Linea Arco di Travertino – Termini) Fermata “San Giovanni in Laterano” a pochi metri dall’Enoteca.

Jung e l’ipnosi

in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 12, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2011 – Estratto

Ciò che Jung difende strenuamente non è solo il diritto di contestare Freud, ma anche e soprattutto la difesa della sua personale libertà di pensiero e di applicazione clinica. Non può sopportare un “giuramento da adolescenti” in cui non si può discutere il Verbo pronunciato dal Messia dell’Inconscio! Tale era anche il “patto” sulla sua teoria della sessualità, ed anche a questa Freud voleva costringere il futuro erede a genuflettersi e a considerarla intoccabile e impeccabile.

Così Freud perse la stima di Jung, che si ritirò consapevolmente dalla schiera dei suoi allievi, e proseguì solitario e sicuro il suo cammino, apportando alla pratica clinica ed alla teoria dell’inconscio il suo gigantesco e fertilissimo contributo.

Se ci siamo soffermati sul dissidio Freud-Jung è perché questo contrasto segna – secondo noi – un grosso punto a favore non soltanto di Jung, ma evidenzia anche tutto ciò che è importante, sostanziale per l’ipnosi.

Illustri studiosi di formazione psicoanalitica freudiana e lacaniana, come Leon Chertok, Raymond de Saussure, ed Isabelle Stengers hanno capito e dimostrato in scritti imprescindibili per chi voglia interessarsi al problema, le motivazioni del rifiuto di Freud nei confronti dell’ipnosi, e non staremo qui a ripetere le loro difficilmente confutabili teorie che noi condividiamo in pieno, ma accenneremo soltanto ad esse, integrandole con la nostra modesta aggiunta della teoria della libertà dell’inconscio in ipnosi. Se Freud inventa la psicoanalisi è proprio grazie all’ipnosi. Dall’ipnosi che per lui è troppo sfuggente e indomabile, incontrollabile e misteriosa, irripetibile in tempi e modi sempre uguali, e soprattutto incostante nei suoi effetti, ecco che, pur conservando e onorando la trance che definisce transfert, Freud trasforma un metodo troppo libero e apparentemente fumoso in una disciplina composta da quelli che Jay Haley nel suo libro Strateghi del potere definisce “gli stratagemmi della psicoterapia” e che considera dei pilastri incrollabili e intramontabili nei tempi, nei luoghi e nelle persone. Insomma un’invenzione perfetta, come quella del martello, che pur avendo origini antiche resta insostituibile e immutevole e soprattutto sempre efficacissimo. Questa scelta, direbbe Aldo Carotenuto, dipende dalla metapsicologia personale di Freud, che sentiva di dover controllare completamente il setting – peraltro da lui escogitato – per ottenere gli effetti terapeutici desiderati.

Abstract

Nel suo articolo, l’autore Amedeo Caruso inquadra i rapporti tra Jung e l’ipnosi attraverso una sintetica rivisitazione della carriera scientifica del fondatore della psicologia analitica. Inoltre spiega le ragioni che lo hanno spinto alla riscoperta dell’ipnosi, sull’onda di esperienze freudiane e junghiane refrattarie all’utilizzo della trance. Partendo dalla sua curiosità per l’ipnosi e dallo stupore per l’imprigionamento della stessa in un dimenticatoio, Caruso spiega come l’incontro con Ernest Rossi, il più famoso allievo di Erickson, e il lavoro svolto insieme a lui, lo abbiano convinto a riflettere su quanto e come Jung abbia soltanto “trasformato” l’ipnosi appresa da Janet a Parigi nel cosiddetto metodo dell’immaginazione attiva, tesi avvalorata anche dallo psichiatra James Hall. L’ipnosi, cacciata dalla porta sia da Freud che da Jung, è in realtà sempre rientrata, soprattutto ai tempi odierni, mascherata da magico transfert e colorata da immaginazione attiva, dalla finestra di ogni studio psicoanalitico.